4.20.2008

Pause dal dolore

Questo post prende spunto dalla visione del film “Gabriel”, che probabilmente nessuno di voi ha visto, o quasi, è uno di quei film di nicchia, oscuro e con la positività piegata dalla realtà, che però permea l’intera pellicola. In breve ci troviamo in un futuro non definito ma molto simile al presente, dove il male (Satana per la precisione) regna sulla terra con i suoi Angeli Caduti, pervertendola al massimo, anche se forse in realtà è quello che sarebbe l’uomo se semplicemente gli venisse tolta la speranza. A turno i sette Arcangeli vengono inviati sulla Terra per salvarla, ma nessuno vi riesce, nessuno ritorna. L’ultimo a partire è appunto Gabriel (Gabriele), che si trova totalmente impreparato ad affrontare la situazione, nonostante la sua ferma convinzione nel portare a termine la Missione, si troverà in netta difficoltà. Non mi dilungo oltre e non vi narro il finale, se vi interessa procuratevelo. La cosa bella di un film altrimenti banale, è assistere al decadimento degli Arcangeli, che allontanati dalla Luce ed imprigionati in un corpo umano, vengono sopraffatti dai tormenti della carne, il dolore, la fame, la tristezza, la paura, e non ultima, la morte. Tutti sentimenti negativi, in cui però traspare sempre la consapevolezza di come tutto ciò sia tremendamente sbagliato, tanto sbagliato quanto incontrovertibile. Gabriel proverà tutto questo, ma una volontà forse maggiore, o forse il fatto di riuscire a provare anche l’amore gli impedirà di perdersi del tutto, almeno fino a missione compiuta. L’amore di Gabriel nei confronti di un altro Arcangelo (in forma femminile, qui le tematiche gay non c’entrano) è qualcosa di umano e come tale contorto, poiché lui non dovrebbe cedere agli impulsi e perché la controparte non è più un Arcangelo in quanto ha rinunciato alle “Ali” durante lo scontro con Satana, accettando di divenire sua schiava, al fine di salvarsi la vita.
E’ un film che pone diverse chiavi di lettura, ciò che narra e ciò che si vede sono solo una parte dell’insieme, coglierne le sfumature spetta a chi osserva. Gli stessi Caduti sono stati contaminati dalla carne, tanto che sono divenuti caricature eccessive di vizio e provano lo stesso senso di abbandono che provano i loro luminosi avversari, entrambi gli schieramenti lottano più per sopravvivere che non per riportare una vittoria.
Ma perché tutto questo?
Beh, perché consigliarvi un film non mi dispiace mai, e poi perché ben rappresenta un pensiero corrente che gira nella mia testa da un po’.
Giorno dopo giorno mi sento sempre più disilluso, avverto il peso delle cose, permeato da un senso di vaghezza, ogni cosa pare necessaria ad evitare l’apatia, ma inevitabilmente ad essa mi riporta. Non posso fare a meno di lottare ma ogni volta mi convinco sempre di più che non farlo porterebbe al medesimo risultato. Lungi da me definirmi creatura di luce, ne sono ben lontano, e probabilmente ogni giorno lo sono sempre più, perso nella penombra di mille “perché” che forse sono i proiettili che feriscono mortalmente la mia anima, ma nonostante questo, continuerò a farmi domande a cui non posso dare risposta. Eppure c’è una luce pura, piccola ma forte, che brilla in profondità, è lì, e non affievolisce, talvolta brucia, altre volte scalda, ma credo che sia il punto di origine di ogni forza resistiva, e così mi ritrovo ad un’ennesima domanda, è infinita questa fonte? E se cessasse di bruciare? Sarei forse costretto alla mera sopravvivenza?.
Nella vita ci sono tanti motivi per essere felici, ma sembra che siano piacevoli parentesi nel dolore, come radi lampioni lungo una statale notturna, e quindi torno a chiedermi, perché non può essere il contrario? Perché non è la luce ad avere brevi pause d’ombra?


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