5.28.2010

Decisioni e passato

Dopo un tempo che pare infinito, torno a vergare, in senso simbolico, queste pagine, nero inchiostro virtuale di pensieri altrettanto intangibili, ma entrambi, non per questo, meno reali.
Il tempo si sgretola inesorabile come un edificio troppo complesso nella sua essenza, per poter restare assieme, eppure, per ogni frammento caduto a terra, eccone un altro formarsi dal nulla, cambia il disegno, la struttura, ma non crolla. Eppure tutto appare così precario e caduco.
Non c'è un elemento scatenante del mio scrivere questa sera, solo il desiderio di tornare a far fluire i miei pensieri, che troppo violentemente cercano di uscire, mentre io cerco di ignorarli, conscio di quanto sia vano.
Come dicevo più velatamente poche righe sopra, molte cose cambiano, nulla resta uguale e questo è alla base della vita stessa, tuttavia c'è un modo di cambiare ed un modo di essere, qui ora, che credo dovrebbe essere diverso. Mi spiego meglio. Non intendo negare od oppormi alla mutabilità delle persone e degli eventi, sono cose che si accettano e spesso si invocano, no, il punto è un altro, ed è relativo al mutare talmente lentamente da risultare spiazzante. Non è possibile stabilire un punto fermo poichè a distanza di un lasso di tempo brevissimo quel punto si è già spostato, e se non lo ha fatto, è tutto il resto ad essersi mosso. Alcune volte il flusso e riflusso di questi spostamenti pare creare eventi a spirale, che ritornano ciclicamente, situazioni diverse ma talmente simili tra loro da sembrare il risultato di sceneggiatori a corto di idee.
Riguardo ai mutamenti vi è da aggiungere che alcuni sono non solo ben voluti, ma addirittura cercati, creati (o perlomeno le condizioni affinchè essi possano avvenire), ma non sempre lo sforzo viene ripagato, poichè il controllo che abbiamo sugli eventi è diverso da situazione a situazione e spesso si riduce a poco più di una speranza. Nel fare questo ci si pone una miriade di interrogativi su ciò che è giusto, sbagliato o accettabile, si valutano le possibili perdite e gli agoniati vantaggi, e talvolta, i danni collaterali. Sembra un piano di guarra ma in realtà è quello che si mette in moto ogni volta che prendiamo una decisione. Ma questo non basta, anche se ci fosse una formula matematicamente esatta per fare sempre le scelte migliori al fine di ottenere quello che abbiamo designato come nostro obiettivo, ci scontreremmo sempre con le scelte fatte da altri e, elemento da non sottovalutare, il caos del fato, e sia che lo riteniate realmente casuale, o che lo riteniate precostituito, resta un elemento importante perchè comunque ignoto.
Questo che sembra il semplice delirio di un folle è in realtà la descrizione accurata di ciò che vivo ogni giorno, spinto da una forza, e da una convinzione, ancora più radicata, che l'immobilismo è comunque il male maggiore, per cui mi muovo e per farlo prendo decisioni di continuo, anche quando non vorrei, e allargo il punto di fuoco per studiare le altre umane genti e vedere cosa fanno loro per cercare di precederle, o scansarle in tempo, affinchè il mio percorso non sia interrotto e mi porti alla meta. Tutta questa fatica viene poi "ricompensata" da eventi che non posso controllare e da persone che non posso (o non sono stato in grado) di gestire.
Ultimamente molte foto, musiche, ricordi ed echi dal passato, infestano la mia vita, con agrodolce malinconia ricordo ciò che è stato, ciò che ero, e mi paragono. La persona che ero poteva essere migliore, ho sbagliato tanto, ed ora so che sono migliore, a mio insindacabile giudizio, lo sono. Ma probabilmente lo sono anche in virtù di quegli errori, per cui non posso condannarli più di tanto. Ci sono anche cose che erano migliori, e che non sono più così, come ad esempio l'amicizia.
Non è più quella di una volta, e non è un giudizio sulla società, parlo solo della mia realtà, ora conosco un numero di persone almeno dieci volte superiore ad allora, ma quante di queste possono entrare nella categoria "amici"? oh, vi assicuro ben poche, forse le dita di una mano bastano e avanzano. Dieci anni fa invece avevo almeno il doppio delle persone che potevo definire tali e ne conoscevo un decimo...se la matematica non è un'opinione il confronto si fa in fretta. Che fine hanno fatto allora? qualcuno c'è ancora, qualcun altro no, ma non parlavo di persone, che in quanto tali sono fallibili, ma di semplice concetto, del modo stesso di vivere l'amicizia in quanto tale. Non la vivo più io così e neppure loro, forse è solo un fatto anagrafico, ma prima erano una sorta di "famiglia" alternativa, tra gioie, dolori, consolazioni e litigate. Guardo con nostalgia a quei tempi, anche perchè poco importava cosa si facesse, l'importante era stare assieme e si era contenti per i successi degli altri e tristi per i fallimenti. Tutte quelle emozioni ora sono sepolte sotto un pesante strato difensivo, all'epoca uscivano senza freno e rendevano tutto più colorato, la gioia più vera, ed il dolore più vivido, senza mezze misure. Ora tutto è mitigato dallo scudo che per forza di cose ho dovuto erigere per non venire dilaniato da me stesso, e così i colori sono sbiaditi, la gioia è solamente una variante piacevole della normalità e il dolore è appena un fastidio. Ho il mio equilibrio, ne vado fiero, ma nel profondo, aspetto solo di sentire ancora quel fiume caldo attraversare le mie membra, il mio cuore battere all'impazzata, non per una sfida, ma per un sogno finalmente realizzato