5.27.2006

§tr@n#@

Io, tu, tutti.

Dimostriamo per assurdo:

poniamo che una mia amica/conoscente ci provi e che io le dia picche (pseudo fantascienza, ho dato un solo 2 di picche in tutta la mia vita), successivamente se non la chiamassi più o se cercassi di evitarla risulterei “stronzo”, ma cosa ancora migliore, se volessi continuare ad avere lo stesso rapporto di prima, risulterei “molto stronzo” perché dovrei capire che telefonate, sms o inviti a bere una cosa (in compagnia non da soli, voglia mai il cielo) creano in lei solo illusioni (di che? Se è no, è no, avrò i miei motivi ma è no, però questo non esclude che magari con questa persona io mi ci trovi bene ad uscire in amicizia, bah?). In sostanza dovrei sentirmi in colpa e modificare in una terza possibilità (che non esiste) il mio comportamento nei suoi confronti, in funzione di qualcosa che non ho neppure fatto io. Cos’è il rifiuto che genera questa irrazionalità? Che le donne non siano abituate al picche?

Tutta questa sensibilità e l’intero discorso, viene meno a situazione invertita (cioè al più usuale, almeno per quello che mi riguarda). Il picche lo prendo io, quindi, stando a quello detto prima, dall’altra parte ci sarà una soluzione fantastica!…..invece no, le scelte restano due (ma come, mi rimproverano di non averne una terza e poi non ce l’hanno?) sta ancora a me, allora, qui di possibilità ne ho tre:

1) continuo fingendo di nulla e stando male come un cane ogni volta che la vedo

2) inizio ad odiare quella persona e sparisco

3) mi defilo un po’, aspetto che mi passi e poi si ricomincia il rapporto di amicizia

Nel primo caso (quello che scelgono le donne e che portano ad oltranza per mesi/anni) finisce che mi consumo e sto male per qualcosa che mi faceva stare bene e sarà un dolore totalmente fine a se stesso che non muterà gli eventi in alcun modo, illudendomi ad ogni sguardo male interpretato etc.

Secondo caso:

pare quello necessario alle donne per chiudere, odio chi ha osato rifiutarmi (che poi neanche le biasimo, magari mi secca lì per lì, ma l’abitudine e un po’ di umiltà aiutano) e decido che merita di essere insultata per un po’ e poi sparisco e crepa. In questo caso sarei “stronzissimo”

Caso numero tre:

così come non decido di chi e quando innamorarmi, non posso altresì decidere di non esserlo più, ma dosando gli incontri (cioè se lei mi invita ad uscire e non mi sento pronto non ci vado! Non penso che abbia cambiato idea, se lo ha fatto che me lo dica, il Signore iddio onnipotente l’ha dotata della parola, che la usi) e cercando di mettersi l’animo in pace in qualche settimana, max qualche mese, tutto va a posto e se il rapporto vale la fatica ben venga l’amicizia. In questo caso pare che io abbia fatto semplicemente l’unica cosa saggia da fare, altrimenti “cos’eri mio amico solo perché volevi provarci?” definizione “Mega stronzo figlio di p..” Questa opzione non è contemplata dall’universo femminile.

Dunque, ricapitolando:

5 casi e modi di agire, in tre mi becco dello “stronzo” o “molto stronzo” o “stronzissimo”, in uno finisco psicofarmaco dipendente sull’orlo del suicidio tipico da tragedia Shakespeariana, e solo in uno ne vengo fuori sano, pulito ma sul baratro del “mega stronzo figlio di p..” al primo passo incerto.

Non c’è male, tutto questo è venuto fuori in una discussione ieri sera, dalla quale, e qui sta il Clou, è risultato che io sono fortunato perché riesco ad applicare la terza opzione del secondo caso (poi non tiriamo nel calderone che sono cinque anni che sono da solo e non conto i picche presi nel frattempo) eh si, sono “fortunato” perché ci riesco……,ma andate a cagare! Non è fortuna! È spirito di conservazione, esperienza, un pizzico di orgoglio, e forza di volontà! Perché dovrei buttare mesi se non anni della mia effimera vita per correre dietro a chi mi ha già detto che non mi vuole (per i suoi cazzo di motivi, giusti o sbagliati non posso sindacarli) con la quale non c’è mai stato niente, il mio amore per quanto grande si ferma dove inizia quello dell’altra persona, se non c’è niente cade nel vuoto e con il tempo si disperde, se avete bisogno di odiare per dimenticare, iniziate ad odiare voi stesse.

Ah, piccolo appunto, nel caso tutto ciò si svolga non nel primo approccio ma dopo anni x di relazione/convivenza elevate alla decima potenza gli insulti e i periodi di decadimento sentimentale.

Queste sono considerazioni basate sull’osservazione e la discussione con elementi femminili del mio piccolo mondo, magari non rappresentano un campione sincero dell’universo femminile (lo spero ma non ci credo), è confutabile, ma da altri elementi esterni a questo insieme

5.14.2006

Mi vedo vivere

Così è da un pò, è avvenuta una sorta di evoluzione, al momento non soffro più tanto, am di contro neppure gioisco. Per carità, continuo ad uscire, a ridere e scherzare, ma è come se non fossi realmente in quelle situazioni, come se mi vedessi vivere, come se una parte di me fosse un osservatore esterno, e che quindi tutto ciò che accade non può realmente ferire o fare piacere, perchè è un pò come se fosse in televisione, o come se accadesse ad un altro. Non so se mi piace, mi toglie molto del divertimento e m'impedisce di godermi il "momento", ma è vero anche che mi mette al riparo dal dolore. Dalla malinconia no, quella permane e si trascina serpentina nella vita di tutti i giorni. Si nasconde abilmente dietro ad un sorriso, ad una battuta, oppure ad una danza sfrenata. Maschera maestra che mi cela agli occhi del mondo, a cui tanto poco o nulla importa, poco o nulla può fare. Alla gente non piacciono le persone tristi ed malinconiche, e allora diamo alla gente la stupidità e gli eccessi di gioia, è quello che vogliono, è quello che avranno. Certo, non è il pacchetto completo, io sono quella maschera, ma anche quella che scrive ora, la somma restituisce il totale. Che è scomodo, lo so, troppo trsite per alcuni, troppo sguaiato per altri, troppo vario per la maggior parte. Sono bloccati in schemi, dove devi essere qualcosa e si deve vedere, non è ammessa la pluralità, se sei metallaro lo sei punto e basta, se sei questo sei questo etc. Perchè? perchè non posso dare libero sfogo alle molteplici facce della mia anima nel momento in cui mi va di farlo? Non c'è un perchè, per cui continuo a farlo, che vi vada bene o meno, anche se questo non mi incasella e vi spaventa, perchè non sapete come prendermi oppure mi obbliga a darvi solo la parte di me che vi interessa. Accomodatevi, lo show è aperto, ma il sipario cala alla fine dello spettacolo, e se volete venire dietro le quinte a conoscere l'uomo e non l'artista, preparatevi.

5.02.2006

Gente senza ali

Domanda "Boe, tu sei felice?"
Risposta "alla felicità ho rinunciato tempo fa"
Non una gran bella risposta, lo ammetto, oltretutto alla persona sbagliata, fuori contesto e abbastanza inutile.
Però ieri non ce la facevo, è uscita da sola, secca, inevitabile.
A ben guardare non è neppure tanto vero, la speranza c'è sempre, ma sempre più flebile, anche perchè sono circondato da "gente senza ali" che non sa più volare, con la fantasia, ma soprattutto con il cuore. Credono di poter decidere come e di chi innamorarsi, e si credono immuni dalle emozioni di questo tipo, come se poi non fossero in realtà sottomesse da tutta una ridda di sentimenti conflittuali e non accettati appieno.
A volte è dura, ma io volo ancora, e quest'inutile zavorra m'infastisice e ingrigisce, ho provato ad insegnare loro a volare, ma si è rivelato vano, semplicemente non possono/vogliono più farlo.
Nel fango non ci voglio stare, lo squallore lo vivo quotidianamente, per cui appena posso spiego le mie ali e arrivederci. Peccato solo che volare in solitudine ne sminuisca molto la gioia che si prova